Nelle scorse 2 settimane, ci siamo occupati della ''italo-disco'' ed abbiamo introdotto il discorso sulla musica degli anni '80 in Italia. Torniamo per un momento a parlare della scena internazionale, restando sempre e comunque nel 1983.
I riflettori si accendono ed a fare il suo ingresso sul palco è lei, la cantante statunitense, che diede il la alla disco music: Gloria Fowles, meglio conosciuta come Gloria Gaynor (suo nome d'arte).
Starete già immaginando una ragazza volteggiare sui suoi pattini, fasciata in uno strettissimo paio di fuseaux e toppino di pailettes, che ritrova la forza dopo la rottura con il suo partner, gridando a gran voce ''I will survive'', ma ... vi sbagliate! La canzone di cui parleremo è un'altra: I am what I am, che dona un pizzico di estemporanea popolarità alla cantante, proprio quando inizia a perderne per il declino della disco music. Ma vediamo come nasce il pezzo. Nel 1983, Jerry Herman (uomo dichiaratamente gay) compone la musica per il musical La cage aux folles, opera umoristica sul tema dell'omosessualità, da cui è anche tratto il film Il vizietto. Interpretato nel numero finale del primo atto dal personaggio di Albin Mougeotte, star-attraction nonchè drag queen di un eccentrico night a Saint-Tropez, fu nuovamente registrato come singolo dalla disco diva Gloria Gaynor, che divenne così (anche dopo il successo planetario di I will survive) un'icona del mondo gay. Il testo è una celebrazione della diversità e non a caso è tutt'oggi considerato ufficiosamente un inno per la comunità LGBT (o gay). La canzone invita a vivere la propria vita a dispetto di quello che gli altri potrebbero aspettarsi da noi, senza quindi doversi scusare per ciò che siamo. La diversità viene intesa come una ricchezza e non un handicap. Ma proviamo ad analizzare più dettagliatamente alcune parti del testo.
I riflettori si accendono ed a fare il suo ingresso sul palco è lei, la cantante statunitense, che diede il la alla disco music: Gloria Fowles, meglio conosciuta come Gloria Gaynor (suo nome d'arte).
Starete già immaginando una ragazza volteggiare sui suoi pattini, fasciata in uno strettissimo paio di fuseaux e toppino di pailettes, che ritrova la forza dopo la rottura con il suo partner, gridando a gran voce ''I will survive'', ma ... vi sbagliate! La canzone di cui parleremo è un'altra: I am what I am, che dona un pizzico di estemporanea popolarità alla cantante, proprio quando inizia a perderne per il declino della disco music. Ma vediamo come nasce il pezzo. Nel 1983, Jerry Herman (uomo dichiaratamente gay) compone la musica per il musical La cage aux folles, opera umoristica sul tema dell'omosessualità, da cui è anche tratto il film Il vizietto. Interpretato nel numero finale del primo atto dal personaggio di Albin Mougeotte, star-attraction nonchè drag queen di un eccentrico night a Saint-Tropez, fu nuovamente registrato come singolo dalla disco diva Gloria Gaynor, che divenne così (anche dopo il successo planetario di I will survive) un'icona del mondo gay. Il testo è una celebrazione della diversità e non a caso è tutt'oggi considerato ufficiosamente un inno per la comunità LGBT (o gay). La canzone invita a vivere la propria vita a dispetto di quello che gli altri potrebbero aspettarsi da noi, senza quindi doversi scusare per ciò che siamo. La diversità viene intesa come una ricchezza e non un handicap. Ma proviamo ad analizzare più dettagliatamente alcune parti del testo.
...
It's my world
Questo è il mio mondo,
That I want to have a little pride in
Quello di cui voglio avere un po' di orgoglio
My world
Il mio mondo
And it's not a place I have to hide in
e non un posto in cui debba nascondermi
Life's not worth a dam
La vita non vale nulla
Till you can say
fino a che non puoi dire
I am what I am
Io sono quello che sono
I am what I am
Io sono quello che sono
I don't want praise I don't want pity
non voglio lodi nè voglio pietà
I bang my own drum
Suono il mio personale tamburo
Some think it's noise I think it's pretty
Alcuni pensano sia rumore, Io penso sia carino
And so what if I love each sparkle and each bangle
E allora cosa c'è se amo ogni lustrino e braccialetto
Why not see things from a different angle
Perchè non vedere le cose da un'altra angolazione
Your life is a shame
La tua vita è una vergogna
Till you can shout out I am what I am
Fin quando non puoi urlare Io sono quello che sono
I am what I am
Io sono quello che sono
And what I am needs no excuses
E cosa sono non necessita giustificazioni
I deal my own deck
Gestisco il mio mazzo di carte
Sometimes the aces sometimes the deuces
Qualche volta gli assi, altre i due
It's one life and there's no return and no deposit
C'è una vita sola e non c'è rimborso nè cauzione
One life so it's time to open up your closet
Una vita, per cui è ora di aprire l'armadio
Life's not worth a dam till you can shout out
La vita nn vale nulla fino a che non puoi urlare
I am what I am
Io sono quel che sono.
Altre piccole curiosità inerenti il testo: nella seconda strofa, viene usata la metafora del tamburo, che si riferisce ad un'espressione idiomatica del mondo anglosassone, seconda la quale l'omosessualità sia una marcia suonata al ritmo di un altro tamburo (diverso da quello che la maggioranza sente). Anche l'invito ad uscire dall'armadio, inteso come nascondiglio, ci riconduce ad un'altra espressione anglosassone, oggi diffusa in tutto il mondo: ''coming out'', ovvero dichiarare apertamente e deliberatamente la propria omosessualità. La canzone tratta diverse tematiche care al mondo omosessuale e vogliamo citarne alcune: avere una forte autostima, celebrare senza vergogna la propria sessualità, non dover ricercare delle giustificazioni, ma semplicemente l'accettazione e la voglia di metter da parte tutti i problemi e festeggiare insieme, perchè nn si è soli. Questa volta, il mondo degli 80's si è vestito di lustrini ed ha calcato le scene di un musical. Dove verremo trasportati la prossima settimana? Scopritelo sulle frequenze dello Shout.
Giulia.