lunedì 30 marzo 2009

I rampanti anni '80

La donna cannone di De Gregori prende il volo per inseguire il suo grande amore. Una fuga che si risolverà nella morte, rappresentata allegoricamente dal cielo ''nero nero''. Mia Martini, una delle voci più intense della musica italiana, incarna l'immagine della donna, che pur di sfuggire ai pregiudizi, sceglie la morte. La cantante (vero nome Domenica Bertè) inizia la sua carriera nel 1963. Questa ed ancor più la sua esistenza furono profondamente segnate dalle maldicenze di alcuni personaggi dello spettacolo, che la emarginarono e la costrinsero ad un ritiro dalle scene verso la metà degli anni '80. Ma la sua timbrica un po' roca a vocazione blues la riporta alla ribalta, nel 1989, con il brano Almeno tu nell'universo. In realtà, il pezzo prende vita nel 1972 e più precisamente nella stessa settimana, in cui viene scritta anche Piccolo uomo (interpretata anch'essa dall'artista calabrese), ma viene accantonato. Sarà rispolverato proprio nel 1989, in occasione del Festival di Sanremo. La canzone vuole essere una lettera d'amore, indirizzata ad un destinatario non specificato, ma evidenzia alcuni degli aspetti negativi della società contemporanea: l'ipocrisia, l'incoerenza e se vogliamo anche la fragilità, che porta la gente a seguire ciecamente le mode, a cambiare improvvisamente idea tra odio ed amore, verità e bugie. Il solo a distinguersi dalla massa sarebbe proprio il destinatario, che si presenta come un punto di riferimento, l'unico nell'universo, il migliore. La canzone, scritta da B. Lauzi e M. Fabrizio, fu proposta inizialmente a Mietta, la quale rifiutò per permettere il grande ritorno di Mia Martini sulle scene. Nel 1995, pochi mesi dopo la scomparsa per un arresto cardiaco legato al consumo di stupefacenti, Mina ha reso omaggio alla cantante con una cover di Almeno tu nell'universo, riportata nuovamente al successo nel 2003 dalla cantautrice Elisa. Proprio quest'ultima cover è la colonna sonora del film Ricordati di me di Gabriele Muccino.
Nelle ultime settimane, abbiamo rincorso l'amore, combattuto i pregiudizi e la mediocrità, attraverso la voce o il racconto di una donna. Abbiamo cercato un punto di riferimento stabile, un centro di gravità permanente, un sole. Dove ci porteranno gli anni '80 la prossima volta? Scopritelo allo Shout.
Giulia.


lunedì 23 marzo 2009

Ready Steady Rock! presenta Wolf Parade


Questa volta il gruppo in questione è quello dei canadesi Wolf Parade, che nasce a Montreal nel 2003 quando a Spencer Krug, ex Frog Eyes, viene offerto un concerto di apertura per i concittadini Arcade Fire. Krug decide così mettere su un gruppo in tre settimane, un trio che prova solo il giorno di prima di quel concerto. Mentre il gruppo si allarga a 5 elementi, nel 2005 arriva il contratto discografico e in quella stessa estate esce il primo disco Apologies to the Mary Queen che viene prodotto da Dan Brock, cantante dei Modest Mouse, risultando in una grande influenza in questo disco d'esordio dallo stile assolutamente vario, dove si alternano canzoni abbastanza movimentante in stile Pixies ai toni più cupi tipici della new wave anni '80. Questo primo lavoro viene visto come la rivelazione dell'anno e uno dei migliori dischi in assoluto nel settore.
Dopo essersi dedicati a diversi progetti in contemporanea, i Wolf Parade tornano nel 2008 con At the Mount Zoomer: un disco molto più focalizzato e uniforme, con le tastiere a farla da padrona; la lunga pausa tra un disco e l'altro, è stata voluta dal gruppo proprio per cercare di fare qualcosa che si differenzi dall'esordio in maniera sostanziale. Un lavoro sicuramente più pensato meglio e più completo, ma forse proprio per questo manca della genialità del primo.
Ora aspettiamo con trepidazione i WP con un nuovo lavoro.
Sergio.

domenica 22 marzo 2009

Politically Incorrect

Ci stanno provando tutti qui in Italia. Statisti, ministri, sindaci, presidenti, imprenditori, medici e operai. Tutti con la loro ricetta per risolvere la crisi; mirabolanti teorie , prese di posizioni e soluzioni che invadono i giornali, le Tv, le radio e anche i blog più o meno importanti.Menomale. Davvero: menomale! Perchè tutti sanno che la crisi non è un fenomeno nazionale e nientemeno europeo, ma investe (e lo farà per un bel po') quasi la totalità del globo; questo perchè il baricentro dell'impero occidentale non si trova a Roma e neanche ad Arcore, bensì ovviamente dall'altra parte dell'oceano: negli Sati Uniti d'America. In realtà dovrebbero essere loro a riorganizzare quella che è la politica economica, e a trovare le soluzioni giuste ed adatte per far riprendere l'economia mondiale. Ed invece eccoli i nostri politici, tutti schierati sul piede di guerra l'uno contro l'altro, a dire la loro su questa crisi, come se realmente potessero attraverso i loro discorsi o le loro manovre risolvere tutti i nostri problemi. Ma comunque meglio loro che gli americani, e allora eccole le teorie più accreditate, che i politici italiano usano demagocicamente per raccogliere più consensi possibili dai vari strati della nostra società:

Teoria "Robin Hood"
Il partigiano democristiano (quasi ossimoro) Franceschini propone di tassare ulteriormente i ricchi ed usare i loro soldi per aiutare i poveri. Ottima tesi, così i ricchi investiranno di meno ed avranno meno soldi con cui pagare i poveri, e così i ricchi saranno sempre meno ricchi ed avremo sempre più poveri e nessun ricco che potrà pagarli. Capito? No? Allora siete in due: Tu e Franceschini.

Teoria "Mundell"
Berlusconi risponde a Franceschini dicendo che i ricchi non si toccano. Non li toccò neanche Ronald Reagan che grazie al lucidissimo consiglio dell'economista Mundell risolse la crisi di fine anni '80 aiutando i ricchi che investirono di più nelle loro imprese, così facendo si creò una super offerta di prodotti, e questi grazie agli imprenditori che pagavano gli operai venivano acquistati da quest'ultimi. Teoria eccellente; c'è però chi ravvede in questa soluzione la madre della crisi odierna. Perchè furono immesse nel mercato le cose più disparate e superflue creando quindi una domanda ed un'offerta praticamente in settori e prodotti del tutto inutili.

Teoria "Tremonti"
Rafforzare gli ammortizzatori sociali. Ecco la soluzione ultima prospettata dal Ministro dell'economia. Praticamente dare soldi ai cassa integrati, ai disoccupati, a coloro che hanno perso il posto di lavoro. Tra tutte le teorie questa è la peggiore in assoluto. Pagare chi non fa niente senza aiutarlo per essere reintegrato nel mercato farà si che l'offerta insieme alla domanda diminuiranno drasticamente; in parole povere, quelli senza lavoro non riusciranno a rientrare in un mercato che se non viene aiutato farà naturalmente a meno di loro.

Se l'Italia è malata, e la Crisi economica è il morbo da cui è affetta, queste tre super tesi di certo non l'aiuteranno a guarire; ma per fortuna i nostri dottori non parlano l'italiano, altrimenti dovremmo aggiungere una quarta teoria, quella del "testamento biologico", nome mai tanto attuale e che forse per l'unica volta metterebbe d'accordo paradossalmente tutti gli italiani.

John "Memmo" Titor

venerdì 20 marzo 2009

I rampanti anni '80

Si torna al rock in stile Bob Dylan e Leonard Cohen, sebbene non manchino le sonorità melodiche e della musica popolare, con un grande cantautore italiano. Definito addirittura il ''Principe'', parliamo di Francesco De Gregori e lo facciamo proponendo uno dei brani più famosi nella storia della musica italiana: La donna cannone (tratto dall'omonimo album del 1983). Il cantautore romano si rivela un poeta a tutti gli effetti. I suoi testi presentano un ampio uso della metafora e l'interpretazione non è sempre del tutto immediata. Ma proprio la sua vena ermetica a tratti incomprensibile farà la differenza. Non mancano riferimenti all'attualità ed alla storia. Del resto, De Gregori viene considerato un'artista ''impegnato'' sul piano sociale e politico. Ma torniamo alla scelta del brano. La donna cannone si ispira ad un articolo di cronaca, che racconta la crisi di un circo, ormai orfano della sua più grande attrazione, fuggita via per inseguire il suo grande amore. L'artista si serve di una ballata pianistica, per raccontare questa storia d'amore. E' la stessa donna cannone a prendere la parola. Ci parla in prima persona. Si spoglia delle sue vesti circensi. Si libera dallo stereotipo di ''fenomeno da baraccone'' e vola via, al di là del tendone azzurro del circo. Insegue il suo smisurato desiderio d'amore, la voglia di vivere una vita normale, non più segnata dalla diversità e dall'emarginazione. Non avrà più paura di non esser bella. Si riscatterà, facendo brillare il suo nome ''in faccia ai maligni ed ai superbi''. De Gregori più che una canzone, dipinge con le parole un quadro. L'azzurro, l'oro e l'argento richiamano i costumi appariscenti degli acrobati e tingono quel mondo effimero ed illusorio, che si contrappone con forza al cielo nero, che attende il volo più rischioso e vertiginoso di questa donna. Si sentono in lontananza gli applausi di un pubblico ''pagante'', che vive delle emozioni e sofferenze altrui. Ma l'essere umano, che prende coscienza della propria condizione e che lotta per la sua affermazione e riscatto sociale, smette di darsi in pasto alla folla e ''butta'' il suo enorme cuore tra le stelle. Si ripromette intimamente di farlo. Il mistero vola via pronto a vivere la sua vita consapevolmente ''in carne ed ossa'', senza più tornare nel buio alienante di una prigione.
Molteplici sono i richiami filosofico-letterari, che questo testo propone, ma lasciamo alla sensibilità o all'immaginazione dell'ascoltatore la possibilità di interpretare a suo modo le parole. Non mancate al prossimo appuntamento dello Shout con gli anni '80.
Giulia.


mercoledì 18 marzo 2009

I rampanti anni '80

Vasco Rossi ci ha fatto assaporare un po' del rock anni '80, quello trasgressivo e provocatorio, ma lo Shout non si accontenta e va ad esplorare un mondo musicale ricco di contaminazioni. Si spazia dal rock trasgressivo alla musica etnica, musica leggera ed avanguardia colta e talvolta si arriva all'opera lirica. Parliamo di uno dei più grandi cantautori italiani: Franco Battiato, personalità fra le più eclettiche. Nel 1981, esce l'album La voce del padrone, che scala velocemente le classifiche e supera il milione di copie vendute, rimanendo al primo posto per diciotto settimane. Alcuni critici sostengono che il successo commerciale sia stato voluto e cercato dall'artista a tal punto da utilizzare le sue doti musicali per realizzare un disco ad hoc, che conquistasse il grande pubblico. Proprio da questo album abbiamo scelto il brano Centro di gravità permanente, uno dei tanti entrati a pieno diritto nella storia della musica italiana e non solo, insieme a Cuccurucucu e Bandiera bianca (facenti parte dello stesso disco), Voglio vederti danzare, Radio Varsavia e molti altri ancora. Nella musica di Battiato si ritrova una profonda e costante ricerca di spiritualità, riscontrabile anche nei testi, nei quali si riflettono i suoi interessi per l'esoterismo, la filosofia e la meditazione orientale. Qualche curiosità: Battiato è un sostenitore del vegetarismo e la canzone Sarcofagia testimonia proprio una forte presa di posizione a favore di questa ''filosofia'' e delle sue ragioni etiche. Nel 1990, si cimenta nella pittura, firmando le sue opere con lo pseudonimo Suphan Barzani. Dall'inizio della sua carriera, si è servito di diversi pseudonimi anche in ambito musicale. A lui è stato dedicato un asteroide e più precisamente il 18555 Battiato, scoperto nel 1997. Nella canzone Bandiera Bianca dell'album La voce del Padrone (di cui abbiamo già parlato brevemente), viene mossa una critica ad Alan Sorrenti ed al suo passaggio dalla ricerca musicale sperimentale ad un genere più commerciale (viene preso come esempio il brano Figli delle Stelle). Battiato a questo proposito inserisce nel testo della canzone la seguente frase: ''Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro''. Caso vuole che lo stesso artista siciliano verrà poi tacciato dalla critica e non solo di essersi ''venduto'' al grande pubblico.
''Cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente'' ... Lasciate che lo Shout sia il vostro centro di gravità permanente. Gli anni '80 vi aspettano come sempre con il prossimo brano.
Giulia.

martedì 10 marzo 2009

I rampanti anni '80

Quale voce maschile può meglio rappresentare il rock anni '80 in Italia, se non quella del provoca(u)tore Vasco Rossi? Il suo primo 45 giri è del 1977, ma raggiunge l'apice del successo con la partecipazione al Festival di Sanremo, che comporterà un cambiamento radicale della sua carriera. Il festival non appartiene certo all'orizzonte artistico del rocker, ma è comunque una buona occasione per mostrarsi, sebbene i fan non la pensino allo stesso modo.
Ma veniamo al brano di cui vogliamo parlare. Nel 1983, Vasco si ripresenta sul palco dell'Ariston con la canzone Vita Spericolata, la quale diventerà uno dei classici della musica italiana e schizza al sesto posto nella classifica dei 45 giri. Entra in finale, ma sarà penultima nella graduatoria del Festival. Vasco è ormai un idolo,va al massimo e conduce a tutti gli effetti la vita spericolata di cui parla nella sua canzone, ma allo stesso tempo diventa farmaco-dipendente e più volte ha a che fare con la giustizia per possesso di cocaina. Tuttavia ciò non impedisce al rocker tosco-emiliano di continuare la sua carriera sull'onda del successo e va detto che Blasco (chiamato così dai fan) è ancora il protagonista indiscusso della scena musicale italiana.
Qualche curiosità come sempre: a 13 anni vince l'Usignolo d'oro, una manifestazione canora, nata per contrastare quella più conosciuta dello Zecchino d'oro. Vive una relazione sentimentale molto tormentata con una convinta femminista, che lo porterà ad avere posizioni sempre più maschiliste. Nella canzone Gioca con me, alle chitarre troviamo Slash, storico chitarrista dei Guns 'N Roses. Nel 2008, è stato nominato cittadino onorario della città di Genova. Ottiene anche una laurea ''honoris causa'' in Scienze della Comunicazione, nel 2005, dallo Iulm di Milano. Il brano Vita Spericolata lo ritroviamo anche nel film Acqua e Sapone del 1983, per la regia di Carlo Verdone. La colonna sonora verrà curata dagli Stadio e da Vasco, il quale collaborerà alla stesura del testo di Acqua e sapone, canzone di chiusura del film.
Concludiamo questa breve presentazione di Vasco Rossi come stella nascente degli anni '80 proprio riportando un frammento del suo discorso di laurea: ''La musica è una grande forma di comunicazione. Se poi ci aggiungi le parole puoi facilmente arrivare al cuore. Ma le parole devono essere poche e perfette. Oneste e sincere. Secondo me le minime indispensabili.'' Lo Shout vi rinnova l'appuntamento con gli 80's al prossimo giovedì.
Giulia.


Ready Steady Rock! presenta The Rascals


Questa settimana il nostro viaggio musicale ci porta nella cara terra di Albione, per la precisione a Liverpool (anche se i Beatles non c'entrano niente) per conoscere The Rascals. Gruppo di recentissima formazione, nasce nel 2007 da tre elementi che avevano in precedenza fatto parte dei Little Flames.
Ovviamente The Rascals hanno pubblicato finora un solo disco dal titolo Rascalize che è uscito nell'estate del 2008: influenze soprattutto dal pop colto degli anni '60 (Bacharach, Gainsbourg, ecc.), ma colpisce soprattutto l'abilità di miscelare chitarre e melodie in tipico stile indie con impennate che sembrano ricordarci il surf e il prog rock. Ai più attenti non sfuggirà la somiglianza con The Last Shadow Puppets (gruppo del quale abbiamo parlato tempo fa); infatti il cantante Miles Kane è colui che insieme ad Alex Turner degli Arctic Monkeys dà vita a questo brillante sodalizio. Ed è proprio con l'intervento di Turner che Kane sembra dare il meglio di sé, benché i risultati ottenuti con The Rascals sono più che apprezzabili e meritano senza dubbio più di un ascolto. Come sempre, li aspettiamo con la prossima uscita.
Sergio

mercoledì 4 marzo 2009

Ready Steady Rock! presenta QOTSA


Questa settimana ci occupiamo dei Queens of the Stone Age, che nascono nel 1996 A Palme Desert in California dalle cenere dei Kyuss, gruppo che si scioglie dopo ben 5 album. Josh Homme va a formare i QOTSA insieme Hernandez (altro elemento del precedente gruppo), pubblicando nel 1998 il primo disco omonimo: Homme suona in pratica tutti gli strumenti, tranne la batteria. A distanza di due anni esce il secondo album dal titolo Rated R, che vede l'ingresso nella band di un altro elemento dei Kyuss, il bassista Nick Oliveri: e proprio grazie a lui sembra che le ottime premesse del primo album comincino a prendere corpo; ma il meglio arriva con il loro terzo album che esce nel 2002, Songs for the Deaf, il quale viene generalmente considerato il loro capolavoro: qui si aggiunge Mark Lanegan, ex Screaming Trees, e alla batteria c'è Dave Grohl, cantante dei Foo Fighters ed ex batterista dei Nirvana: a detta di tutti, non si è mai esibito in maniera così convincente con questo strumento (con buona pace dei fan del gruppo di Seattle). L'album non solo si rivela perfettamente riuscito a livello qualitativo, ma grazie alla particolare attenzione alle linee melodiche riesce a diventare un ottimo successo commerciale.
Quando tutto sembra andare per il meglio, cominciano i problemi: Oliveri viene allontanato dalla band, Grohl torna ai Foo Fighters e Homme sembra concentrato più su altri progetti. Nel 2005 i QOTSA tornano con il loro quarto lavoro dal titolo Lullabies to Paralyze: un disco che si concentra molto di più sulla ricerca di toni tranquilli, anche per aperta volontà di Homme che non vuole ripetere ciò che ci aveva fatto sentire nel precedente lavoro. E proprio il suo illustre predecessore è il problema di questo disco, il quale viene schiacciato dalla presenza ingombrante di quello che viene considerato uno dei dischi migliori degli ultimi 10 anni, sebbene il disco in sé non demeriti affatto. Nel 2007 esce la quinta e ultima opera Era Vulgaris: ottimo lavoro anche qui, ma sembra ormai i QOTSA si limitino a svolgere il compitino, perché nonostante questo disco abbia il suo indubbio valore, sappiamo che la band californiana può fare di meglio.
Ciò che contraddistingue i QOTSA è la secchezza dei riff di chitarra tipici del desert rock; i loro dischi sembrano dei viaggi nei quali ci si lascia trasportare dalle loro chitarre sferraglianti o dalle ballate più tranquille e coinvolgenti. Uno dei gruppi migliori in circolazione, non lasciateveli scappare.
Alla prossima
Sergio.