Il Bombarolo
Il nostro impiegato aveva quindi fatto fuori tutti i vecchi del potere prendendo così, sotto l’invito del potere stesso che l’osservava "dal primo battere del suo cuore fino ai ritmi più brevi della sua ultima emozione", il posto del padre. Ma non era il sogno che si era immaginato da sempre. Non era un "sogno di quelli che non fanno svegliare". Si svegliava e come, il nostro impiegato, e sempre si svegliava sudato come a dire una paura, una sottomissione. La sua sete di potere aveva bevuto un’acqua insipida di verità, saporita solo di illusione e di inganno. Il potere ancora lo manovrava, con i suoi fili di catena, come una marionetta senza respiro. Allora rivolgendosi a chi lo aveva ingannato si esprime così:
Vostro Onore, sei un figlio di troia,
mi sveglio ancora e mi sveglio sudato,
ora aspettami fuori dal sogno
ci vedremo davvero,
io ricomincio da capo.
Finiva così la canzone del padre ascoltata la settimana scorsa. Il nostro impiegato traghetta su un fiume di vendetta individualistica dal sogno alla realtà. Su questo piano il gioco impallidisce e il sogno sfuma in azioni che si colorano di concretezza. La bomba ora è di tritolo e il potere sono uomini in carne ed ossa. Non si scherza più e bisogna fare attenzione a scendere le scale imbottiti di esplosivo.
Nell'assenza di destino e di prospettiva, matura l'idea dell'auto-affermazione di sé, su un piano integralmente e fatalmente individuale (“se non del tutto giusto/quasi niente sbagliato”), attraverso la predisposizione di un ordigno e l'organizzazione di un attentato che colpisca al cuore lo Stato e riduca in macerie i palazzi di quel Potere oppressore, ormai vituperato (si ritrova a “ridere/davanti al Parlamento/aspettando l'esplosione/che provasse il suo talento” ). Lo attende però un fallimento che colora l'intera vicenda di grottesco: a saltare in aria, al momento decisivo, è un'edicola. Nello strazio finale gli par di scorgere il viso dell'amata che lo ha abbandonato: è il preludio, nell'ottica del concept-album, al pezzo successivo: Verranno a chiederti del nostro amore.
Nel suo tentativo di auto-determinarsi e soprattutto di demarcarsi dagli altri (“io son d'un'altra razza”, “io son d'un altro avviso”, “ho scelto un'altra scuola”), l'impiegato tenta dunque la strada di una insurrezione individuale, destinata ad un fallimento inevitabile, e come tale probabilmente percepito dallo stesso protagonista, nel definire la propria bomba “Pinocchio fragile”. È il segno di una penosa solitudine, che ritorna nelle ultime righe del testo, condanna di ciascuno in una società finta e costruita per motivi altri rispetto a quello di mettere insieme degli uomini e lasciare che nell'amore condividano le proprie individualità. Lo scenario spettrale in cui si muove l'impiegato bombarolo, incrociando fantasmi disfatti che vagano per strade grigie, cariche di suggestione ed inquietudine (“c'è chi aspetta la pioggia/per non piangere da solo”), è la sublimazione di questo paradosso. Il Potere che astringe gli uomini e ne soffoca le vite, governandoli e svuotandoli di umanità, secondo i propri fini, è metaforico destinatario di questa violenza infruttuosa (“vengo a restituirti/un po' del tuo terrore,/ del tuo disordine,/ del tuo rumore”), intrinsecamente infruttuosa, perchè si illude di utilizzare gli stessi strumenti di morte e prevaricazione senza asservirsi alle sue logiche, senza trasfigurare essa stessa in Potere, minore ma egualmente oppressivo nella sua capacità di ammorbare gli animi diffondendovi il terrore. Neppure vengono risparmiate, e questo è un passaggio particolarmente significativo, critiche vibranti agli imbelli intellettuali (“idioti di domani”), che irretiscono le menti e ottundono la potenzialità di cambiamento. Nel loro predicare vuoto non c'è futuro né speranza, non c'è possibilità di rivoluzionare il tragico circostante, ma solo la minima aspirazione cui possono consacrare la loro azione, o meglio la loro inazione fatta di parole e controllo: quella di sostituirsi al potere come nuovo Potere, o di vedersi accordato il privilegio di insinuarsi tra i suoi ranghi, come rinnovati e fedelissimi Soci Vitalizi.
Peppe D.- Danilo
1 commento:
Un bel pezzo.
complimenti! :)
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